Il Consiglio Provinciale istituì nel 1929 la Biblioteca, per corrispondere alle norme di legge che affidavano alle biblioteche di capoluogo il ruolo di istituti di ricerca e di pubblica lettura.
Il Consiglio Provinciale istituì nel 1929 la Biblioteca, per corrispondere alle norme di legge che affidavano alle biblioteche di capoluogo il ruolo di istituti di ricerca e di pubblica lettura.
Essa venne aggregata agli altri Istituti culturali della Provincia, il Museo del Sannio, fondato nel 1873, e l’Archivio Storico, istituito nel 1909, con i quali costituì un organismo complesso, affidato alla direzione di Alfredo Zazo. Per tale organismo, fu necessario acquisire una sede più ampia della Rocca dei Rettori Pontifici, dov’erano ubicati fin dall’origine il Museo e l’Archivio: di qui l’acquisto del complesso architettonico monumentale di S. Sofia, già sede dell’Abbazia benedettina, voluta nell’VIII sec. da Arechi II, principe longobardo di Benevento.
In S. Sofia la Biblioteca Provinciale rimase fino alla sua autonomizzazione formale dal Museo, decisa dal Consiglio Provinciale nel 1973, contemporaneamente alla soppressione dell’Archivio, incorporato dal Museo. Nel 1975, venne trasferita nel settecentesco Palazzo dei marchesi Terragnoli, appositamente acquistato.
A corredo scientifico delle opere del Museo, già diretto da Almerico Meomartini e delle documentazioni dell’Archivio, già curato da Antonio Mellusi, si era andato costituendo un primo patrimonio librario, che formò il nucleo originario della Biblioteca Provinciale.
Alfredo Zazo colse l’esigenza di far vivere tale patrimonio secondo la specificità di una vera e propria biblioteca. A lui si deve l’acquisizione di biblioteche di famiglie della provincia di Benevento (Capasso Torre delle Pastene, Foschini, Piccirilli) e di Enti diversi (Collegio Gesuitico, istituto “Margherita di Savoia”), nonché di carteggi di personalità sannite (Carlo e Federico Torre, Almerico Meomartini, Antonio Mellusi). E’ merito di Zazo l’impegno ad acquisire pubblicazioni d’interesse locale, con particolare attenzione ai periodici. Ciò ha consentito la conservazione di giornali di assoluta rarità (“La Gazzetta di Benevento”) e di numeri unici di riviste locali.
Su questi fondamenti, negli Sessanta, Mario Rotili ha regolarizzato gli orari di utenza al pubblico, ha dotato di personale adeguato l’istituto, avviando, inoltre, una classificazione scientifica del patrimonio bibliografico, il prestito interbibliotecario, l’inserimento della Biblioteca nel Servizio nazionale di lettura ed incrementando le varie Sezioni, con acquisti programmati. Dal 1975 ad oggi, la Biblioteca ha proseguito, con la direzione di Salvatore Basile, nell’azione indicata dalla normativa di legge per le Biblioteche provinciali, corrispondendo, particolarmente, alle esigenze del versante umanistico degli studi ed alle richieste del mondo scolastico.
Con il 2000, si apre una nuova fase con l’unificazione della direzione del Museo, della Biblioteca e dei Beni Culturali nella persona di Elio Galasso. Dopo aver completato il ripristino del complesso museale, l’Amministrazione presieduta da Carmine Nardone ha recuperato la sede della Biblioteca, previa realizzazione degli interventi tecnici, previsti dalle norme di sicurezza. Il nuovo modello di Biblioteca si fonda su un’idea di sintesi tra la cultura locale e quella globale, nonché sulla lettura delle epocali rivoluzioni scientifiche in atto. L’interesse bibliografico sarà orientato: 1) Verso le nuove frontiere della scienza, della tecnica e dell’indotto interdisciplinare (biotecnologia, bioetica, nuovi diritti, biosostenibilità, new economy, globalizzazione), la cui conoscenza possa favorire la formazione e lo sviluppo di un pensiero critico nella cittadinanza; 2) Verso la formazione giovanile, orientata in particolare all’uso del sapere; 3) Verso il Sannio, per uno studio dell’ambiente, dei percorsi umani della provincia e delle modificazioni del suo territorio, secondo un approccio multidisciplinare; 4) Verso i nuovi orizzonti dello sviluppo del Mezzogiorno, ed in generale delle aree territoriali più deboli, nella sfida della globalizzazione; 5) Verso i Beni Culturali prodotti dalla civiltà dell’uomo, in una visione non solo storica, ma tesa a sottolineare la reciprocità con i centri urbani e le trasformazioni del paesaggio umanizzato.
“IL PALAZZO E LA FAMIGLIA TERRAGNOLI”
ll Palazzo Terragnoli è datato dal cartiglio del portale, al 1767. La sua ubicazione, lungo l’antica Via Magistrale della città, attesta il ruolo di quella famiglia marchesale, la cui prima personalità nota era stato Giacomo, Uditore della Nunziatura Apostolica in Portogallo ed in Spagna sotto il pontificato di Paolo V, sullo scorcio del ‘500. La famiglia Terragnoli si estinse, peraltro, nella prima metà del secolo XX. L’autore del progetto del Palazzo non è conosciuto. Accreditata è l’attribuzione a Filippo Raguzzini, originale esponente del rococò italiano, attivo per papa Benedetto XIII Orsini a Roma, è dove il suo capolavoro è piazza S. Ignazio. Benché alterata nei rapporti cromatici, la facciata di Palazzo Terragnoli conserva le proporzioni e le linee originarie, basate sui profili bianchi delle aperture, a contrasto con il tessuto fittissimo di un bugnato che finge il cotto. L’interno, adattato da successive utilizzazioni, mantiene soltanto le scuderie e la nobile scala d’epoca in pietra, entrambe con rilievi decorativi. Nel Palazzo non è presente lo stemma dei marchesi Terragnoli, così descritto nel ‘700 da Mario Della Vipera: “Una talpa che mira al sole in campo azzurro posta sopra una collina verde che si stende per un terzo del campo”.
“9 OTTOBRE 2000: IL NUOVO CAPITOLO”
L’Istituto è rimasto chiuso al pubblico per lungo tempo: dapprima perché si doveva provvedere al rifacimento degli impianti interni; successivamente perché si resero necessari interventi radicali alle strutture ed agli ambienti per renderli confortevoli ed idonei a rispondere ad una domanda culturale ormai calibrata sui tempi e le esigenze del terzo millennio.
Il progetto è stato promosso nel 1999 dalla Giunta Nardone: con risorse finanziarie reperite nel Bilancio della Provincia, sono dunque stati abbattuti inutili tramezzi (eretti quando il Palazzo era sede della Banca d’Italia) e restituiti alla luce alcuni locali dimenticati.
E’ stato ripensato lo stesso ingresso al fine di renderlo accogliente, anche grazie a sobrie, ma affascinanti soluzioni d’arredamento e scenografiche; è stato fondato un nuovo spazio, denominato Sannioincontro, cioè un’ampia area espositiva e di confronto culturale ed artistico; è stato realizzato, ancora, un nuovo ambiente, denominato la “Sala dell’Autore”, che consentirà un rapporto più diretto e ravvicinato tra pubblico e scrittore.
ll nuovo ordinamento scientifico, non più generalista, ma specializzato su alcuni importanti filoni culturali; la fondazione della Mediateca; l’immissione della Biblioteca nella rete virtuale nazionale ed internazionale; moderni strumenti per lo studio e l’analisi dei testi offerti ai lettori completano il quadro degli interventi strategici pensati per dare nuovo slancio alla Biblioteca Provinciale.